COME NOI
COME NOI
di Verdiana Vono
regia Stefania Tagliaferri
con Silvia Pietta
consulenza scenografica Nathalie Pozzi
disegno luci Andrea Sangiorgi
consulenze musicali Simone Riva
locandina Annie Roveyaz
foto Veronique Mazzoli
Produzione Palinodie compagnia teatrale
con il sostegno di CELVA, Consorzio degli Enti Locali della Valle d’Aosta
Grazie a Bottega del riuso Sanmartino – Fondazione Opere Caritas Aosta
Repliche
Martedì 3 dicembre – ore 21:00, AOSTA, Teatro Giacosa
Giovedì 5 dicembre – ore 21:00, MORGEX, Auditorium comunale
Martedì 10 dicembre – ore 21:00, SAINT-VINCENT, Grand Hotel Billia
Giovedì 12 dicembre – ore 21:00, PONT-SAINT-MARTIN, Auditorium comunale
Come noi è un manifesto di liberazione.
È affondo in un abisso oscuro, in cui ancora oggi gran parte della società si rifiuta di guardare, frapponendo il filtro del caso di cronaca. Gloria, la protagonista, porta in scena la sua storia che non è speciale, non è romanzata, ma è cruda, drammatica e ha in sé il germe della banalità del male.
L’intento del lavoro è esporre senza giri di parole il percorso psicologico della violenza domestica. L’affondo è chirurgico e non vuole cedere a facili semplificazioni.
Lo spettacolo è una partitura a tre personaggi di cui si intuiscono i legami e le anime.
La storia di Gloria è la storia di tante donne.
La storia di Elena, la sua avvocata, è la storia di tante donne.
La storia di Stella, la figlia di Gloria, sarà la storia di tante donne.
Sulla scena microfoni, scatole e un cumulo di abiti, come quelli scaricati dall’asciugatrice da mettere via, come i vestiti di un deposito di rifiuti tessili, qui simbolo delle macerie del tempo presente. L’installazione registica fa muovere l’interprete in una circolarità che trae ispirazione dal concetto codificato del ciclo della violenza, un vortice rovinoso difficile da spezzare.
Come noi è anche un ribaltamento di pensiero, Gloria, la protagonista, è vittima di violenza e non è una donna debole, non è fisicamente minuta e fragile, non è disoccupata, non è un’immigrata, non vive ai margini del disagio e della società.
Tutto quello che racconta la protagonista in scena è tratto da storie vere, a partire dalle quali si è sviluppata la ricerca drammaturgica. Lo spettacolo è stato costruito nel confronto costante con specialiste del settore, in particolare per quanto concerne gli aspetti concernenti l’iter legale e i riferimenti all’ordinamento giuridico italiano.
Nelle pieghe del discorso trova spazio il ragionamento sulla vittimizzazione secondaria, elemento centrale nella comprensione del percorso di emancipazione delle donne vittime di violenza maschile.
Dicendo le parole e modificando lo spazio, le protagoniste con una forza gigantesca che si rifa al tragico più antico, attivano un processo di liberazione e insieme cambiano un pezzo di realtà. Un pezzo. E poi rimane un grido d’azione, rivolto al pubblico e alla società, che insieme facciano, appunto, il resto.
